Le politiche giovanili e le politiche del sapere in Puglia

Uno sconosciuto vulcano islandese ha paralizzato l’Europa per oltre una settimana. Un evento che ha rivelato all’improvviso e inaspettatamente la forza della natura e ha dimostrato una volta di più come sia possibile modificare il normale corso della storia, liberando energie nascoste e sconosciute.

È la storia delle politiche giovanili nella nostra regione. Non il titolo un po’ compassionevole di chi guarda ai giovani come ad un problema, ma un programma di iniziative che hanno intrecciato l’istruzione e l’investimento sulle capacità e sui talenti delle giovani generazioni pugliesi.

Li abbiamo chiamati Bollenti Spiriti (generazionebs.it), gli abbiamo chiesto di Metterci le mani

Sin dal primo anno di mandato prende avvio il programma Bollenti Spiriti, con due iniziative come il Contratto Etico
(quello che poi sotto la guida dell’Assessorato alla Formazione Professionale diventerà Ritorno al Futuro”) e i Laboratori Urbani, ovvero la ristrutturazione di edifici pubblici abbandonati da trasformare in spazi di creatività per i giovani.
Subito dopo arriva un’altra iniziativa, Principi Attivi: la possibilità per i giovani pugliesi di sperimentare le proprie idee e ottenere un finanziamento per dare sostanza e attuazione ai progetti.
Si tratta della prima esperienza di finanziamento diretto alle idee dei giovani in Italia.
Come spesso accade con le idee innovative, Principi Attivi viene accolto con sufficienza e scetticismo. Ecco, invece, alcune delle migliori esperienze: Blackshape (produzione di aerei in carbonio a Monopoli); Hub Bari, primo spazio di coworking al sud Italia, secondo per dimensione della rete mondiale Impact Hub dopo San Francisco; Canapuglia, dopo 80 anni riporta la coltivazione della canapa in Puglia; diversi progetti principi attivi come “Db Glove”, il guanto per sordociechi, “MRS” per recuperare l’oro nei processi di produzione dei microchip e “Eggplants”, per trarre biolastica dagli scarti delle olive, vincono importanti premi internazionali per l’innovazione.
Il valore e il portato dell’esperienza sono davvero importanti, tanto che nel 2012 Principi Attivi viene selezionata agli European Enterpreise Promotion Award come migliore esperienza in Italia per la promozione dello spirito imprenditoriale.

La stessa incertezza ha riguardato il progetto dei Laboratori Urbani. Oggi ci sono Laboratori come Ex Fadda a San Vito di Normanni, Officine Cantelmo a Lecce, Rigenera a Palo del Colle, Ex Viri a Noicattaro, LUC a Manfredonia, Arte Franca a Martina Franca che sviluppano esperienze innovative capaci di coinvolgere migliaia di giovani e meno giovani del territorio.
Nel 2013 Laboratori Urbani viene premiata dall’UE come una delle migliori 100 esperienze di rigenerazione urbana d’Europa.
L’interesse per le politiche giovanili pugliesi cresce, anche in virtù della crisi e delle difficoltà del modello di sviluppo tradizionale; cresce l’interesse verso le nuove forme di economia e innovazione dal basso che viene portata avanti soprattutto dai giovani. Molti enti pubblici e privati parlano e copiano i Bollenti Spiriti pugliesi, che diventano così un vero e proprio caso di studio.
Ne parlano i più importanti media nazionali che si occupano di innovazione (Wired, Corriere Innovazione, Affari e Finanza, Nòva Sole 24 Ore etc.) e i più importanti eventi di settore (Festival della Creatività di Firenze, Festival dell’Economia di Trento, Internet Festival di Pisa, Giornate di Bertinoro, Festival delle Comunità del Cambiamento di Bologna, Convegno Nazionale Scienza della Politica Venezia, Social Media Week Milano)
Nel 2012 il governo italiano costituisce una task force di 12 esperti per “rendere l’Italia un paese più accogliente per le startup”. Bollenti Spiriti è l’unica esperienza pubblica e l’unica del sud Italia che viene invitata a partecipare.
Nel frattempo, le amministrazioni regionali di Lazio, Basilicata, Sardegna, Toscana e Sicilia propongono iniziative sulla scia dei Bollenti Spiriti; mentre nella stessa Puglia, la Camera di Commercio, l’istituto agronomico del mediterraneo e LegaCoop offrono possibilità di finanziamento alle startup e ai giovani.
Il vulcano addormentato si è svegliato, ha manifestato la sua energia e ha proposto un nuovo modello di società.

Qualche numero per provare a dare maggiore contezza dell’impegno profuso e dell’eredità che lasciamo alla Puglia: con PRINCIPI ATTIVI sono nati 780 progetti giovanili, per un investimento complessivo di 20 milioni di Euro. Dopo 5 anni dal finanziamento, circa 2/3 dei progetti sono in piena attività dopo dando vita a realtà capaci di generare innovazione tecnologica e sociale e occupazione.
Ma chi ha partecipato a Principi Attivi? Quale segmento di popolazione ha intercettato?
Sono giovani pugliesi che, all’epoca della partecipazione al bando, avevano per lo più tra i 26 e i 30 anni. In maggioranza donne (55%) e questo è un dato davvero fondamentale, considerando l’alta disoccupazione giovanile e femminile in Italia e nel Mezzogiorno. È la dimostrazione del fatto che quando la politica mette in circolo meccanismi di fiducia, questa viene sempre ripagata.
Il titolo di studio più frequente è il diploma di scuola media superiore (30,2%) seguito dalla laurea di II livello (29,1%) e di I livello (18,7%).
Circa il 20% era in possesso di un master, conseguito nella maggior parte dei casi grazie alle borse di Ritorno al Futuro.
La condizione lavorativa prevalente era la ricerca di prima occupazione (35,4%). Poi studenti (25,6%), lavoratori a termine (15,5%) e lavoratori autonomi o imprenditori (14%).
Un dato altrettanto interessante riguarda l’occupazione: nonostante Principi Attivi non sia una politica per l’occupazione, la rilevazione dopo 5 anni dall’avvio dei progetti mostra come i 187 progetti giovanili nati grazie al bando 2010 abbiano generato, a oggi, 208 posti di lavoro, suddivisi in 116 occupati tra i soci delle organizzazioni promotrici del progetto e 92 occupati tra i non soci. In media si tratta di un investimento di 22.475 € per occupato. Si tratta di una stima probabilmente in difetto, considerando che il dato è stato rilevato intervistando meno del 70% dei vincitori del bando 2010.
Di norma, l’investimento pubblico necessario per la creazione di un posto di lavoro è di € 90.000.

Con Laboratori Urbani – Mettici le mani sono stati ristrutturati 146 immobili pubblici abbandonati da trasformare in spazi sociali per i giovani. Oggi sono attivi 109 Laboratori Urbani. 17 laboratori non sono stati attivati (e sono a rischio di definanziamento) mentre in 25 casi il comune deve riaffidare gli spazi dopo la scadenza del primo periodo di gestione. Al momento sono in corso 15 procedure pubbliche di riaffidamento.
Si tratta della più importante operazione di infrastrutturazione materiale per i giovani mai realizzata da una regione italiana, forse la più importante d’Europa.
L’investimento regionale complessivo (fondi FAS 2006) è stato di 44 milioni di Euro (equivalenti a circa lo 0,6 del FESR Puglia).

Un’altra vera e propria esplosione vulcanica sono state le politiche per il diritto allo studio e l’istruzione. Temi su cui la Puglia ha investito risorse importanti ed energie fresche, in un periodo storico in cui, invece, i governi nazionali hanno utilizzato la scuola, l’università e il diritto allo studio come pozzo cui attingere per coprire i buchi della crisi. Una scelta miope e folle, visto che fra i paesi occidentali continuano a crescere, nonostante la crisi, solo coloro che hanno incrementato gli investimenti in formazione e istruzione.
La Puglia ha scelto un’altra strada e ha avuto ragione.
Va subito detto che fino al 2005 il diritto allo studio era competenza di 5 diversi enti, che utilizzavano per il proprio funzionamento più risorse di quante ne mettessero a disposizione degli studenti.
Abbiamo riunificato le Edisu e abbiamo creato un’unica ADISU, con notevoli risparmi che abbiamo impiegato per migliorare i servizi agli studenti.
E quindi si è lavorato per garantire le borse di studio, nonostante i tagli ministeriali, a un numero sempre più consistente di studentesse e studenti; curare la qualità degli alloggi e delle mense; digitalizzare il sistema dei bandi (per garantirne trasparenza e velocità); affrontare il tema dei trasporti; finanziare e sostenere attività culturali e artistiche, e garantire la fruizione di spettacoli (puc e eshow card). E da anni non si vedono più manifestazioni di studenti “fuori sede”, né occupazione di collegi o di mense. E l’apertura dello storico collegio Fraccacreta (300 posti letto), un pezzo della storia culturale di Bari, è il segno più evidente e riconoscibile di quello che lasciamo.
Il primo passo per garantire il diritto allo studio è stato quello di contrastare la dispersione scolastica, vera e propria piaga nel Sud Italia, attraverso il progetto “Diritti a Scuola: grazie alle cinque edizioni di Diritti a Scuola il tasso di dispersione scolastica in Puglia è sceso dal 27% del 2006 al 19.9% del 2013. Ma soprattutto, le competenze di base dei nostri bambini e ragazzi sono rientrate nella media italiana e per la matematica anche al di sopra della media europea. Il programma ha coinvolto circa 111.800 ragazze e ragazzi, si è avvalso del lavoro di 6.664 docenti aggiuntivi e 2.583 amministrativi, precari che negli stessi anni non avrebbero lavorato e ai quali è stato garantito anche un punteggio. In totale 3.757 progetti e un impegno di risorse pari a oltre 140 milioni di euro.

Il diritto allo studio lo abbiamo perseguito anche partendo dalla convinzione che sia necessario far crescere il numero dei diplomati e dei laureati in Puglia, come nel resto d’Italia, buona ultima per numero di laureati e diplomati nei paesi dell’area Ocse, perché l’istruzione è strumento di crescita economica, di benessere sociale: è ricchezza di un territorio.
In questi anni, pur non avendo competenze dirette rispetto al sistema universitario, se non in riferimento alle politiche per il Diritto allo studio, la Regione è stata sempre a fianco alle Università pugliesi, ne ha sostenuto in ogni modo la mission fondamentale, quella di garantire al territorio strumenti e condizioni per la crescita: la ricerca, la formazione, la cultura. Anni di scelte governative assai punitive nei confronti delle Università – soprattutto quelle del Sud – hanno ridotto non solo i necessari finanziamenti ma le hanno impoverite di risorse umane e professionali, alimentando, come nella scuola, precariato e incertezza sul futuro. Come regione abbiamo messo in campo ogni politica per contrastare questi processi. Abbiamo col nostro bilancio autonomo contribuito negli anni alla qualità dei servizi per gli studenti e favorito la nascita di due dipartimenti di ingegneria, a Foggia e a Taranto, in territori nei quali l’innovazione e la ricerca sono strumenti decisivi per indirizzare e favorire una nuova idea di “sviluppo” .
Ma soprattutto abbiamo impegnato le risorse dei fondi europei per consentire a migliaia di giovani di accedere a qualificate opportunità di istruzione e formazione. La nostra scelta di fondo è stata quella di investire nelle intelligenze e nelle potenzialità delle ragazze e dei ragazzi di Puglia, nella convinzione che la ricchezza di un territorio nasce anche dalle sue risorse umane, intese come “talenti trasformati in capacità”.
Abbiamo ritenuto decisivo creare sinergie tra politiche formative, politiche dell’innovazione e della ricerca e politiche industriali. Perché è nel raccordo tra sapere, lavoro, innovazione e ricerca la scommessa della produttività sociale (coesione, inclusione, occupazione) dell’istruzione e della formazione, il migliore antidoto a una crisi che rischia di devastare non solo l’economia ma l’ identità stessa del Paese.

Altre regioni hanno seguito il nostro esempio. Con le cinque edizioni di “Ritorno al Futuro” la Regione Puglia ha investito circa 210 milioni di euro per finanziare i master post-lauream, in Puglia, in Italia o all’estero, per tanti giovani pugliesi. Grazie a Ritorno al Futuro hanno potuto conseguire un master circa 14mila ragazze e ragazzi e di questi circa il 60% ha trovato occupazione.

La Regione ha inoltre sostenuto con borse (50 milioni negli ultimi cinque anni) giovani laureati vincitori di corsi di dottorato, non finanziati dalle Università. E ha riconosciuto la validità del titolo di dottorato per i concorsi regionali. Ha finanziato la ricerca attraverso il bando Borse di ricerca, (50 milioni), progetto in sinergia tra le aziende e le Università, e attraverso tante altre iniziative promosse in collaborazione con Arti, come “Laboratori dal basso”, “Laboratori pubblico/privato” . Testimonianza dell’impegno su questo terreno è, tra l’altro, l’alto numero di spin off, di start up innovative e di brevetti, realizzati in questi dieci anni, in una regione che ormai cammina a grandi passi sulla strada dell’innovazione e della ricerca.
In questa stessa direzione si muove “Future in Research”, percorso progettato in collaborazione con l’Assessorato alle attività produttive, per sostenere e promuovere la progettualità e la ricerca, sulle quali fondare anche le scelte e le politiche regionali, in funzione della crescita intelligente della Puglia, nell’ambito di Europa 2020.
Il bando, con una dotazione di 26 milioni di euro, rende possibile l’assunzione di 170 ricercatori, risorse preziose in tempi in cui il governo centrale lesina su risorse finanziarie e umane.
Come testimoniato anche dall’ultimo rapporto “ESF – Human Capital” della Commissione Europea, la Regione Puglia ha investito per istruzione, formazione, alta formazione del suo capitale umano ben 633 milioni di euro, pari al 50% del totale dell’intera dotazione del PO Puglia FSE 2007-2013, ben oltre i 480 milioni inizialmente comunicati.

Diritto allo studio, qualità del sapere per rendere più forti i singoli e stimolare l’economia del territorio. È  il settore nel quale le competenze regionali sono più limitate rispetto a quelle del governo centrale. Tuttavia nel 2009 è stata promulgata una nuova Legge regionale sul Diritto allo studio, una legge quadro che definisce modi e forme dell’erogazione di fondi per il diritto allo studio coinvolgendo la rete dei Comuni. E sono stati approvati, negli anni successivi, i regolamenti attuativi. Sono stati, gli ultimi, anni di grandi difficoltà finanziarie, con massiccia riduzione di fondi per la scuola da parte dei governi centrali, e con difficoltà di spesa delle regioni per via del patto di stabilità, particolarmente pesante per la nostra Regione. Nonostante queste difficoltà la giunta regionale ha fatto del piano per il Diritto allo studio e delle borse di studio universitarie una delle priorità del suo bilancio autonomo. Mentre il governo nazionale tagliava risorse alla scuola e alla formazione, la Puglia ha continuato a investire massicciamente a favore della crescita e dello sviluppo delle competenze del nostro capitale umano, anche attraverso uno straordinario ricorso ai fondi strutturali (come già detto in precedenza, Diritti a scuola, borse di studio universitarie, alta formazione, stages all’estero e acquisizione di certificazioni linguistiche, ecc.).

Ma servivano strumenti non occasionali di lettura del territorio, delle sue potenzialità, delle sue “capacità di futuro”. E, per supportare la programmazione e realizzare studi e ricerche utili alle scelte delle politiche regionali, è stato istituito l’Osservatorio regionale dei sistemi di istruzione e formazione, gestito dall’Arti. Un importante strumento di supporto alla programmazione dell’offerta di istruzione e formazione per il primo e il secondo ciclo e per il post-diploma, capace di realizzare analisi finalizzate ad individuare i fabbisogni del territorio ed a monitorare l’efficacia degli interventi. L’Osservatorio sta favorendo la diffusione e circolazione di informazioni, approfondimenti e ricerche e offrendo, anche attraverso il suo Portale, un servizio di orientamento agli studenti e alle famiglie per la scelta dei percorsi. Mette, inoltre, a disposizione di operatori scolastici e ricercatori una corposa banca dati normativa di settore, costantemente aggiornata. L’Osservatorio ha lavorato per individuare e far conoscere le esperienze più innovative realizzate nelle scuole, specie in occasione di eventi, e per organizzare, anche per mezzo dei canali social, confronti costruttivi tra i vari istituti, momenti di dibattito e diffusione di know how.

E possiamo vantare anche esperienze molto innovative, la Fabbrica ITS in Bosch, l’orientamento nel settore aerospazio rivolto a studentesse e studenti, a cominciare dai bambini delle scuole primarie, la rete nazionale nel settore agroalimentare della quale il nostro ITS è capofila. Nella programmazione triennale 2013-2015, concordata col partenariato, sono stati ipotizzati nuovi ITS nei settori del Turismo, della Logistica e dei trasporti, delle Tecnologie dell’informazione, ritenuti, a seguito di analisi approfondite, settori strategici per lo sviluppo del territorio e per l’occupazione. Insomma abbiamo creduto ed investito in un nuovo canale formativo che, nei fatti, si è dimostrato capace di ridare fiducia ai giovani.

Qualche cenno va fatto anche agli interventi realizzati nel mondo scolastico.

Mentre i diktat governativi imponevano riduzioni delle piante organiche e accorpamenti delle scuole, i nostri Piani di dimensionamento, condivisi con l’Ufficio Scolastico Regionale e le organizzazioni sindacali, puntavano a rafforzare miglioramenti del sistema e innovazione didattica. Promuovendo da un lato gli istituti comprensivi a garanzia della continuità dei percorsi nei primi anni di scolarità e d’altro canto attivando nuovi indirizzi nella secondaria superiore: nel corso degli anni sono stati istituiti ex novo ben 12 tra Licei musicali e coreutici, cinque licei sportivi, arricchiti gli indirizzi dell’istruzione tecnica e professionale, potenziate le sezioni carcerarie e i corsi serali, istituiti moltissimi centri per l’educazione degli adulti, prima che un ulteriore provvedimento governativo li limitasse nel numero.
Attenzione è stata dedicata, pur nelle ristrettezze di bilancio, agli edifici scolastici. Sono stati stanziati circa 20 milioni di risorse del bilancio autonomo per l’edilizia scolastica e utilizzati 40 milioni di fondi FESR per attrezzare laboratori e fornire strumentazione tecnologica.
Si è deciso, infine, a partire dal 2009, di puntare sull’istruzione tecnica superiore, con l’istituzione di tre istituti tecnici superiori, ad alta specializzazione tecnologica: nei settori dell’aerospazio, della meccatronica, dell’agroalimentare, per agganciare la formazione ai settori maggiormente trainanti e più innovativi dell’economica pugliese.
Abbiamo proceduto con prudenza alla loro istituzione e abbiamo la soddisfazione di avere il primato in Italia per l’occupazione dei giovani usciti dagli ITS: l’84%.
È una bella scuola quella pugliese: vivace, sensibile alle novità, capace di rinnovarsi e di innovare, basti vedere quanto sia stata capace di avvalersi di nuove tecnologie, di attivare sperimentazioni, di come abbia accolto il progetto “Diritti a scuola” e qualsiasi altra sollecitazione culturale proposta dall’Assessorato. Dal progetto di Educazione alla pace, alla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

È una bella scuola quella pugliese: vivace, sensibile alle novità, capace di rinnovarsi e di innovare, basti vedere quanto sia stata capace di avvalersi di nuove tecnologie, di attivare sperimentazioni, di come abbia accolto il progetto “Diritti a scuola” e qualsiasi altra sollecitazione culturale proposta dall’Assessorato. Dal progetto di Educazione alla pace, alla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. E di come abbia accolto le proposte di partecipazione a iniziative, eventi, fiere. Penso, a esempio, al Job&Orienta di Verona, alla costante presenza in Fiera del Levante, agli Open Day della formazione, ai Dialoghi prima dei Dialoghi, a Before: le idee della scuola che cambia, alla Festa della Musica del Sistema Italia, secondo il metodo Abreu.

Insomma, se più di dieci anni fa qualcuno avesse parlato di iniziative di questo tipo nel campo dell’istruzione e delle politiche giovanili, se qualcuno avesse detto a giovani universitari pugliesi “se volete fare un master ve lo paga la Regione” o a giovani laureati “avete vinto il dottorato di ricerca, e se non siete tra quelli che hanno diritto anche al finanziamento, la borsa la paga la Regione”, non ci avrebbe creduto nessuno. E invece, oggi, queste politiche sono realtà e hanno acceso il vulcano delle menti più giovani.