Il desiderio di politiche sociali

« Il nostro viaggio verso la libertà non potrà dirsi completo fin quando i nostri fratelli e le nostre sorelle omosessuali non saranno trattati come tutti davanti alla legge: se è vero che tutti siamo creati uguali, allora l’amore tra ciascuno di noi deve essere trattato allo stesso modo».
Così Barack Obama al discorso di insediamento del suo secondo mandato.
Come lui stesso rivendica, il secondo quadriennio da Presidente degli Stati Uniti vuole dedicarlo alle politiche sociali, ai diritti per i più deboli, per le minoranze, alle politiche per l’inclusione.

La Regione Puglia ha creato un quadro certo di regole per l’offerta dei servizi sociali e per l’accesso a tutte le prestazioni. Ha declinato gli obiettivi di inclusione sociale nella propria programmazione, il Piano per le non autosufficienze e i Piani per le famiglie, ha introdotto strumenti innovativi di intervento nelle situazioni di fragilità. È intervenuta con la programmazione e la realizzazione di nuovi importanti misure, lì dove fino al 2005 c’era un vero e proprio deserto e le politiche sociali erano vissute come mero assistenzialismo. Altro dato fondamentale: si è perseguito l’obiettivo dell’integrazione fra le politiche sociali e le politiche sanitarie, soprattutto sui territori, perché molto spesso il sistema sanitario non è sufficiente a prendersi cura delle fragilità e delle persone in difficoltà.

Importante è stata la realizzazione dell’Osservatorio Regionale, che si occupa di ricerca statistica su fenomeni sociali emergenti, del monitoraggio dei piani sociali di zona, della costruzione e gestione del Sistema Informativo Sociale Regionale (SISR), della formazione e della comunicazione sociale dei risultati ottenuti. Con il SISR abbiamo potuto monitorare il cambiamento dei bisogni e verificare l’adeguatezza delle risposte che quei bisogni richiedevano.

I principali impegni della giunta hanno riguardato la modernizzazione del quadro normativo regionale, adeguandolo alla riforma nazionale del welfare locale; inoltre, si è lavorato molto per far decollare i Piani Sociali di Zona e l’organizzazione per Ambiti territoriali, per articolare una rete minima di servizi per il disagio sociale, allocando le risorse nazionali e regionali disponibili.

Sono quindi state messe in campo una serie di azioni che hanno consentito di intervenire in tutte le aree delle fragilità e delle difficoltà: innanzitutto sono stati adottati 2 Piani Regionali per le Politiche Sociali (2009 e 2013), per la definizione degli obiettivi di servizio in tutte le aree di intervento e con un finanziamento delle politiche integrate con 200 milioni di euro utilizzati tra il 2010 e il 2014; sono state definite le Linee guida regionali in ambiti di intervento mai regolati prima: l’Affido Familiare (2007), l’integrazione scolastica e il trasporto degli alunni disabili (2010), le Adozioni (2013), l’Autismo (2013), le cure domiciliari integrate (2015); è stato attuato il Piano straordinario per la prima infanzia e il Piano regionale per la Non Autosufficienza e potenziamento della rete delle cure domiciliari sociosanitarie (SAD e ADI in tutti gli Ambiti territoriali).  Si è cercato di intervenire anche lì dove lo Stato non riusciva più a garantire adeguato sostegno: pensiamo all’implementazione dell’Assegno di Cura per i pazienti affetti da SLA e patologie affini, con circa 350 pazienti che percepiscono regolarmente l’assegno di cura di importo variabile tra i 600 e i 1.000 euro al mese; l’implementazione e messa a regime dell’Assegno di Cura per i non autosufficienti gravissimi, con circa 3.000 pazienti che dal 2014 sono assegnatari di assegno di cura da 500 euro al mese; le misure economiche di sostegno per le giovani coppie (prima dote nuovi nati), per il sostegno dei percorsi di fecondazione assistita, per le famiglie numerose.

Abbiamo guardato ai diritti dei più deboli, degli invisibili: sono state disciplinate e introdotte in Puglia le figure del Garante Regionale per i Detenuti (2010) e del Garante Regionale per i Minori (2011), nonché del Garante Regionale per le Persone con disabilità (2015).

E poi, sono state promosse e sostenute numerose azioni sperimentali in ambiti di frontiera da cui sono derivate politiche regionali e anche nazionali che si stanno consolidando: la definizione della figura dell’Assistente Familiare e la sperimentazione degli strumenti per la defiscalizzazione degli oneri; i Centri di Domotica Sociale e le tecnologie per la Domotica Sociale; gli innovatori per il Welfare Aziendale; gli Alberghi diffusi per i lavoratori stagionali immigrati; i Patti sociali di Genere; i Piani dei Tempi e degli Spazi; i PROVI.

Sono state adottate misure importanti nei servizi per la prima infanzia, con un duplice obiettivo: da una parte sostenere il carico di cura delle famiglie, dall’altra,  costruire  una rete di servizi  in grado di offrire una valida alternativa alla cura “familiare” anche per promuovere l’occupazione femminile.

Nel 2004 solo il 4% dei bambini frequentava l’asilo nido; il 24% dei Comuni erano serviti da asili nido pubblici o privati convenzionati; solo 80 le strutture, in tutta la Puglia, per la prima infanzia per un totale di 2.420 posti nido.

La sotto dotazione strutturale era accompagnata da: assenza di standard strutturali e organizzativi omogenei; mancata regolazione dell’offerta pubblica e privata, scarsa propensione alla domanda del servizio, forte incidenza dell’offerta di servizi irregolari o sommersi.

Nel 2013 il 12% dei bambini frequenta l’asilo nido, circa il 50% dei Comuni sono serviti da asili nido pubblico o privato convenzionato.

Nello specifico: nel sistema di offerta regionale, sono servizi strutturati per la prima infanzia sia gli asili nido (fino a 8 ore al giorno, con erogazione di pasti), con le articolazioni in micronido (fino a 20 posti utente) e nido aziendale, sia le sezioni primavera per i bambini 24-26 mesi, sia i centri ludici per la prima infanzia (fino a 5 ore al giorno, senza erogazione di pasti).

Sono complessivamente 660 le unità di offerta allo stato attuale autorizzate al funzionamento e regolarmente funzionanti, con contratti di lavoro attivi per assicurare il rispetto del rapporto personale/bambini.

Rispetto al totale, poco più del 26% sono strutture a titolarità pubblica e poco meno del 74% le strutture a titolarità privata, tra le quali vanno considerate anche le strutture di proprietà pubblica e affidate in concessione a imprese private che sono titolari della autorizzazione al funzionamento.

Le tipologie prevalenti sono quella dell’Asilo nido e quella della sezione primavera: la così grande presenza di sezioni primavera è giustificata dalla possibile compresenza, a norma di regolamento, in altre strutture (asilo nido, scuola per l’infanzia), e dalla maggiore domanda di servizi per l’infanzia da parte di famiglie i cui bambini abbiano almeno 24 mesi.

Le 660 unità di offerta sviluppano una offerta di numero posti-utente superiore ai 15.000 posti, di cui il 36% circa a titolarità pubblica, il che denota che in media le strutture a titolarità pubblica hanno una dimensione maggiore.

Considerando una popolazione residente tra 0 e 2 anni (0-36 mesi) in Puglia pari a 104.085 unità, il sistema di offerta in questo momento formalmente autorizzato e attivo in Puglia assicura una capacità di accoglienza nei servizi per la prima infanzia pari a 14,46 posti-utente ogni 100 bambini 0-36 mesi (l’obiettivo nazionale è pari a 12 posti nido ogni 100 bambini).

Quanto all’ammontare complessivo delle risorse destinate dalla Regione Puglia al supporto alla gestione delle strutture, tra il 2013 e il 2015 sono state assegnate agli Ambiti territoriali risorse complessive per 32 milioni di euro per il pagamento dei buoni servizio di conciliazione per l’infanzia e l’adolescenza. Allo stato attuale è possibile aggiungere che sul totale di domande di accesso ai buoni servizio di conciliazione validate su piattaforma, al 30.06.2014 erano 3.084 le domande validate per i servizi per la prima infanzia.

Inoltre sulla base della analisi statistica condotta sui quadri di programmazione finanziaria dei Piani Sociali di Zona 2014-2016 di tutti gli Ambiti territoriale sociali è possibile ricavare che per le annualità 2014-2015 sono state allocate risorse complessive per 43,6 milioni di euro  per il concorso alla gestione dei servizi per la prima infanzia.

Tanti gli interventi per le donne.

Innanzitutto Il Consiglio Regionale della Puglia ha approvato la Legge regionale n. 29 del 4 luglio 2014 “Norme per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, il sostegno alle vittime, la promozione della libertà e dell’autodeterminazione delle donne”.

La Regione Puglia si è dotata di un Centro di coordinamento regionale antidiscriminazioni, costituito da una rete di nodi locali, associazioni ed enti disseminati su tutto il territorio e dal Centro Regionale

Il Centro opera in sinergia con istituzioni pubbliche e organismi del terzo settore ed è supportato nella sua attività da UNAR che fornisce gli strumenti conoscitivi e operativi per  sostenere la costruzione di una rete di centri antidiscriminazione sul territorio che garantisca presenza capillare, omogeneità nella qualità delle informazioni e dei servizi di mediazione e di assistenza legale.

Obiettivo è quello di presidiare il fenomeno delle discriminazioni, con azioni capillari di prevenzione, sensibilizzazione e contrasto.
È stata attivata la rete dei Centri Antiviolenza (18 in tutta la Puglia) e delle Case rifugio (9 in tutta la Puglia).

E poi, abbiamo approvato La legge Regionale n. 7 del 2007 “Norme per le politiche di genere e i servizi di conciliazione vita-lavoro in Puglia” che ha rappresentato un punto cardine nella definizione delle politiche e degli interventi per il concreto perseguimento delle pari opportunità e l’attuazione di interventi di conciliazione. Tra le misure previste dalla legge, tutte attuate e in corso di attuazione in collaborazione con la Consigliera Regionale di parità si annoverano: i Piani Territoriali dei Tempi e degli Spazi, i Patti Sociali di Genere, Fondi di Flessibilità, Interventi di welfare aziendale.

Fra questi, un piccolo cenno va fatto al progetto Estate Rosa per  il percorso formativo denominato “Welflex – Produttività, conciliazione lavoro-famiglia. Consulenti per il cambiamento aziendale in Puglia“.

Sono stati formati 25 giovani consulenti “innovatori” capaci di gestire il cambiamento organizzativo interno alle aziende finalizzato a promuovere incrementi di produttività e misure di conciliazione lavoro-famiglia e di welfare aziendale.

Importanti anche gli interventi per anziani e disabili, perché nessuno resti indietro. Abbiamo implementato una rete di servizi a ciclo diurno per gli anziani non autosufficienti: centri diurni Integrati per il supporto cognitivo e comportamentale ai soggetti affetti da demenza che accolgono esclusivamente anziani ultra65enni affetti da Alzheimer, Parkinson e altre patologie neurodegenerative; centri diurni socioeducativi per anziani; centri polivalenti per anziani.

La distribuzione dell’offerta in materia di anziani tocca tutti i 45 Ambiti territoriali sociali, anche se solo 21 Ambiti presentano sia strutture per disabili che per anziani non autosufficienti, mentre sono 24 gli ambiti territoriali che non hanno ancora strutture per anziani e hanno solo strutture per disabili. Questa distribuzione potrebbe nettamente migliorare già entro la fine di giugno 2015, quando diversi progetti di intervento ammessi a finanziamento troveranno completamento e conseguiranno l’autorizzazione al funzionamento.

Le 162 strutture sviluppano un’offerta di oltre 4.500 posti utente, di cui circa il 17,9% sono riferibili a strutture a titolarità pubblica, mentre la gran parte dell’offerta resta a titolarità privata: la spiegazione di una tale composizione è legata al fatto che tutte le tipologie di servizi sopra riportate sono tutte tipologie nuove, disciplinate per la prima volta in Puglia nel 2006 e, considerando il blocco del turn over negli Enti Locali, la scelta della gran parte dei Comuni è quella di lasciare al privato la costituzione di questo segmento di offerta, non essendo neppure previsti nelle rispettive piante organiche i profili professionali richiesti per la gestione di questi servizi.

Quanto all’ammontare complessivo delle risorse destinate dalla Regione Puglia al supporto alla gestione delle strutture, tra il 2013 e il 2015 sono state assegnate agli Ambiti territoriali risorse complessive per 21 milioni di euro per il pagamento dei buoni servizio di conciliazione per disabili e anziani non autosufficienti.

Una particolare attenzione merita il capitolo dell’Assistenza Domiciliare Integrata, in cui scontiamo ancora ritardi e difficoltà, ma di cui si può già andare orgogliosi considerando il punto di partenza nel 2005.

A fronte di una popolazione anziana che negli ultimi 4 anni passa da 735.524 unità a 816.496 unità, con un incremento demografico superiore all’11%, si registra un incremento di persone anziane non autosufficienti prese in carico con ADI che passa da 13.431 unità a 19.106 unità, il che corrisponde ad un incremento relativo di circa il 42%.

Infine, si è molto lavorato sui progetti di vita indipendente per le persone con disabilità.

Si tratta del progetto PRO.VI., che cambia la percezione del disabile da oggetto di cura a soggetto attivo. Questo obiettivo presuppone l’esistenza di un progetto globale di vita, con il quale, alla persona con disabilità, viene assicurata la possibilità di determinare il livello di prestazioni assistenziali di cui necessita, i tempi, le modalità attuative, la scelta degli assistenti personali e la gestione del relativo rapporto contrattuale. Possono accedere a questa misura tutte le persone con disabilità motoria, sindrome di down, autistici e non vedenti  in età compresa tra 16 e 64 anni con reddito individuale del richiedente, a ogni titolo percepito, non superiore a 20mila euro annui, e che, a prescindere dal livello di autosufficienza, presentino elevate potenzialità di autonomia.