La cura delle persone

Si è già scritto e detto molto sul pontificato di Francesco I, il Papa venuto da molto lontano.

Succeduto a Joseph Ratzinger che aveva rassegnato le dimissioni, Bergoglio si propone sin da subito come uomo rigoroso, determinato a riportare l’istituzione ecclesiastica in mezzo agli ultimi. Affronta temi sensibili e delicati, non lesina critiche alle disuguaglianze e pone al centro dei suoi interessi, dei suoi interventi e delle sue azioni, le persone in difficoltà, sforzandosi di mantenere una interlocuzione aperta e costante con tutto il mondo che è al di fuori del Vaticano e delle gerarchie ecclesiastiche.
Queste sue continue attenzioni per coloro che non hanno diritti o che sono in forte difficoltà e l’enorme senso di responsabilità con cui ha accettato di guidare la Chiesa cattolica lo hanno reso sin da subito amato e popolare.
Con questo spirito si è provato a cambiare il sistema sanitario pugliese, affrontando con enorme senso di responsabilità le tante difficoltà incontrate durante il percorso dei 10 anni.
L’obiettivo è stato quello di rendere la sanità pugliese inclusiva, vicina ai cittadini, attenta ai bisogni delle categorie più deboli, per rispondere in pieno al dettato costituzionale che vuole la Salute come diritto universale.

Abbiamo guardato sin da subito alle cronicità, alle malattie rare, all’incremento dei luoghi di salute direttamente sui territori, cercando di trasformare i punti di debolezza della nostra rete di servizi in punti di forza. E abbiamo fatto tutto questo nonostante l’assurdità di un piano di rientro imposto alla Puglia dal governo nazionale e nonostante la sempre più esigua quantità di risorse economiche. Lo abbiamo fatto chiedendo uno sforzo importante ai professionisti, al personale medico e paramedico, che ha dovuto farsi carico di un lavoro straordinario, vista anche l’imposizione del blocco del turn over. In questi anni, infatti, il sistema pugliese non ha potuto assumere sufficiente personale per sostituire coloro che andavano a riposo, o per sostenere un vero e proprio cambio di rotta, ovvero l’investimento sui servizi territoriali. Si consideri che in soli 3 anni, dal 2010 al 2012, abbiamo perso 3.571 professionisti in ambito sanitario.

E, tuttavia, abbiamo raggiunto risultati importanti.
Va detto che abbiamo ereditato un sistema sanitario vecchio, con strutture obsolete, senza sufficienti attrezzature tecniche e senza una idea complessiva di riorganizzazione.
Noi ci siamo mossi lungo tre direttrici principali: la necessità e l’urgenza di modernizzare un sistema ospedaliero vecchio; portare salute e servizi nei territori; incrementare i servizi, guardando con maggiore attenzione alle fragilità. Queste linee di intervento si sono incrociate con la necessità di razionalizzare il sistema, eliminando gli sprechi e il malaffare.
Una delle prime iniziative ha riguardato l’accorpamento delle Aziende Sanitarie, portandole a sei, una per provincia. Un solo Direttore Generale per ogni ASL, con obiettivi e budget definiti. In questo modo si sono attuati corposi risparmi e si è riusciti ad avere un maggiore e più efficace controllo sulla spesa.

Poi abbiamo subito investito sulla infrastrutturazione telematica del nostro sistema, per metterlo al passo con i tempi. Si tratta del progetto Edotto, una sorta di enorme cervello in cui vengono contenuti tutti i dati sanitari dei cittadini pugliesi, e attraverso il quale è possibile effettuare controlli, a esempio, sull’andamento e la tipologia della spesa farmaceutica e attraverso cui i cittadini hanno la possibilità di accedere direttamente ai servizi.

Il processo di informatizzazione del sistema è stato poi applicato alla rete dell’emergenza-urgenza: la telecardiologia è oggi una realtà consolidata del panorama sanitario pugliese e ha consentito in questi anni di intervenire tempestivamente su patologie ischemiche cardiache, di comprenderne per tempo la gravità e di salvare migliaia di vite. È giusto rivendicare che la Puglia è stata la prima Regione italiana a utilizzare in maniera sistematica e istituzionalizzata la telecardiologia nelle emergenze. La stessa tecnologia è stata poi messa a disposizione delle cronicità: si tratta del progetto di telediabetologia, ovvero della possibilità di controllo a distanza, direttamente da casa, per i malati diabetici.

Una menzione particolare va anche agli strumenti di sorveglianza epidemiologica, possibili proprio grazie all’informatizzazione del sistema: tra le varie azioni di potenziamento del monitoraggio dello stato di salute, va sottolineato il Registro Tumori Puglia, unico in Italia a garantire copertura dell’intero territorio regionale.
La necessità di modernizzazione riguardava anche e soprattutto la rete degli ospedali.
Abbiamo utilizzato il piano di rientro, imposto dal governo, come occasione per rivedere la nostra rete ospedaliera. Una rete pletorica, composta da molti piccoli ospedali, con attrezzature scadenti e poche attività specialistiche.

L’idea che abbiamo perseguito, quindi, è stata quella di mantenere aperti e potenziare le nostre strutture migliori, incrementando la qualità e la specializzazione dei servizi da offrire.

Abbiamo dato vita, dopo anni, a un piano di edilizia sanitaria che ridisegnerà il volto del nostro sistema: il nuovo Ospedale di Andria; il nuovo Ospedale del nord barese, tra Bisceglie e Molfetta; il nuovo Ospedale del sud-est barese tra Monopoli e Fasano; il nuovo Ospedale dell’area jonica, a Taranto e il nuovo Ospedale del sud Salento, tra Maglie e Melpignano. L’insieme di questi ospedali offrirà oltre 2.000 nuovi posti letto.

Siamo finalmente riusciti a inaugurare e mettere in funzione, dopo un’attesa decennale, l’Ospedale della Murgia, ad Altamura. L’acquisto di grandi macchine per la diagnostica e la cura è stato un altro obiettivo raggiunto: 121 milioni di euro sono stati destinati all’implementazione del parco delle grandi macchine (+ 62% le TAC, +56% le RMN, attivazione di radioterapia metabolica a Taranto e Barletta, ecc.). Fra le grandi macchine, ricordiamo che, fino al 2005, in Puglia non esisteva nessuna PET TAC pubblica, un macchinario fondamentale per la cura dei tumori. Oggi ne abbiamo una per provincia. Il risultato più immediato, oltre alle nuove possibilità di cura per i pugliesi, è stato l’abbattimento della mobilità passiva, conosciuta anche come “viaggi della speranza”. Dal 2006 al 2014, i viaggi della speranza sono diminuiti del 20%.

La maggior parte di questi interventi, come gli interventi di adeguamento e di ammodernamento delle strutture territoriali riconvertite, sono stati realizzati tramite i fondi europei, aggirando così i continui tagli al bilancio sanitario dei governi nazionali. La possibilità di utilizzare i fondi comunitari per il miglioramento del sistema sanitario inizialmente non era contemplata negli accordi; su iniziativa del governo pugliese si è conseguito, quindi, un risultato politico molto importante, dal momento che sono stati utilizzati circa 473 milioni di euro, fra il 2009 e il 2014 in tutto il territorio regionale, per 213 interventi sulle strutture.
Di fatto, la programmazione sanitaria della regione ha individuato i nuovi centri nevralgici dell’assistenza sanitaria territoriale; si tratta dei nuovi 27 Presidi Territoriali di Assistenza, strutture nate dalla riconversione dei presidi ospedalieri dismessi e che consentono la concentrazione di molti servizi distrettuali, sia per la diagnostica specialistica che per le cure ambulatoriali, allo scopo di realizzare una copertura assistenziale nell’arco delle 12 e delle 24 ore.
Per i nuovi PTA sono stati stanziati 60 milioni di euro che servono anche alla dotazione tecnologica, per fare in modo che molti dei servizi di salute che oggi sono possibili solo negli ospedali, vengano garantiti sul territorio, più vicino a casa.
Infine, va sottolineato come si sia iniziato a investire con decisione sul servizio di assistenza domiciliare integrata, che ci vede ancora un po’ in ritardo rispetto agli standard raggiunti da regioni con maggiori risorse economiche, ma su cui è necessario continuare a investire e a migliorarsi.